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Al via al suo primo Congresso della Provincia di Roma

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Questo primo passaggio, il congresso di Azione, da una parte è un’occasione importantissima per cristallizzare il lavoro di un anno e mezzo e, dall’altra, per dare una forma democratica vera e compiuta – fino al livello dei territori – al nostro partito. È un momento che è importante che non venga banalizzato. Infatti, fin dai primi passi di Azione abbiamo avuto l’idea di dare vita non ad un movimento o ad una rete di buone pratiche amministrative, ma ad un partito che attuasse davvero il precetto costituzionale dell’articolo 49. Ovvero che riuscisse da un lato a fornire un’agenda politica al Paese e, in secondo luogo, a formare una classe dirigente che potesse mettere a terra e rendere prassi politica questa idea. Gli altri partiti, del resto, avevano dimenticato tutto questo perché forse erano troppo presi a guardare a loro stessi.

Ci siamo quindi mossi in tal senso sin da subito, da quando il 30 novembre 2019, alla prima iniziativa pubblica di Azione al Teatro Eliseo di Roma, decidemmo di occuparci di un tema specifico: la Sanità. In molti rimasero stupiti che un’iniziativa di lancio di un partito fosse così focalizzata, ma Carlo Calenda era convinto che quella fosse una priorità politica ineludibile con cui identificare i nostri primi passi. Poco più di 3 mesi dopo finimmo tutti chiusi in casa a causa della pandemia e il tema dell’assetto del sistema sanitario nazionale era diventato un discorso da bar. Nessuno ci diceva più: “Come vi viene in mente di pensare che la Sanità sia una priorità nella vita di tutti i giorni dei cittadini”, perché ciò che qualche mese prima non si intuiva ormai era chiaro a tutti.
Questo fa un partito, questo direbbe l’articolo 49 della Costituzione, questo sempre più spesso i partiti hanno smesso di fare: dettare l’agenda al Paese.

Subito dopo la Sanità, abbiamo affrontato la Scuola, affermando come il tema del gap fra diverse aree del paese ancora divide così tanto la società rispetto all’accesso alla formazione, abbiamo da subito individuato che quello era un’asse strategico vero sul quale lavorare, durante la pandemia l’abbiamo continuato a ribadire ma ci è stato risposto che c’erano altre urgenze, per un anno io da vicepresidente della commissione scuola assieme a tutti i nostri esperti, come Maria Pia Bucchioni che dopo sentirete intervenire, Laura Scalfi e tutti gli altri che si occupano di scuola e adolescenza all’interno di Azione, ho sostenuto un progetto che si chiamava GIOB (Giovani Oltre le Barriere del Covid) gridammo all’emergenza della povertà educativa e al disastro che la pandemia avrebbe causato. Anche su questo tema, adesso ci ritroviamo tutti i giornali che ci confermano quello che noi avevamo predetto.
L’articolo 49, come dicevamo, assegna ai partiti anche la responsabilità di selezionare e formare la miglior classe dirigente per attuare le proprie priorità, noi questo lavoro l’abbiamo fatto in tutta Italia grazie al lavoro di Carlo Calenda e Matteo Richetti, che in particolare si sono spesi nell’incontrare tutti gli amministratori locali.

Questo lavoro l’abbiamo fatto anche sul Lazio, da una parte abbiamo visto crescere nuove leve ed è una cosa che ci inorgoglisce tantissimo, si pensi ai 27 eletti nei municipi di Roma in occasione delle amministrative, ai giovani di Guidonia che stanno costruendo un percorso importante nella loro città e ai molti giovani referenti che si impegnano e si spendono all’interno del partito; ma al contempo siamo stati felici di essere degli aggregatori di buone esperienze secondo quel modello che Carlo Calenda ci ha tenuto a raccontare nella sua corsa a Sindaco di Roma, cioè quello del Cursus Honorum, cioè della valorizzazione di quelle competenze amministrative come la consigliera di Monterotondo, ora delegata provinciale, Alessia Pieretti, come il sindaco di Gallicano Pietro Colagrossi, come il gruppo consiliare di Antonio Taurelli a Nettuno, come l’ex sindaco di Rignano Flaminio, Ottavio Coletta o l’ex consigliere di Colleferro Riccardo Nappo e come tanti altri che si sono aggregati e continuano ad aggregarsi ai quali chiediamo di aderire al nostro programma, di credere nei nostri valori e di arricchire le nostre competenze tramite la conoscenza del territorio, di avere una concezione di come si sta nella cosa pubblica con spirito di servizio e rispetto nei confronti delle istituzioni e di non aver paura a tenere posizioni “scomode”, perché a volte nella provincia di Roma e nel Lazio in generale non è una cosa facile.

Roma, è innegabile, è stata la “culla” di Azione. Qui il 30 novembre 2019 con Carlo Calenda e Matteo Richetti abbiamo lanciato il partito, con un grido di allarme che avrebbe poi rivelato la nostra capacità di lettura dei problemi dell’Italia: le condizioni della sanità, e come uscirne. [Ne uscì un piano, coordinato da Walter Ricciardi, in pieno stile di Azione: un programma di rilancio del nostro sistema sanitario nazionale in 10 punti, con un investimento di 13,5 miliardi in 5 anni. Qui alla sede di Rubattino abbiamo iniziato a darci una prima struttura e organizzazione a livello nazionale, individuando i primi referenti territoriali e tematici che avrebbero composto la struttura sulla quale si è poi basata la campagna di Carlo a sindaco di Roma.
Ed è stata una campagna che ha dato prova di un dato fondamentale per Azione: che tanti cittadini sono pronti a scommettere su una proposta politica per qualcosa e non contro qualcuno, su una proposta politica che abbia il coraggio di superare la partigianeria a prescindere, andando oltre gli schieramenti politici tradizionali e mettendo al primo posto l’esclusivo interesse di quello che ci unisce. Questo è il sale di Azione. Una campagna che ha dato prova della nostra capacità di mobilitazione, che fosse organizzativa – con banchetti, townhall, volantinaggi in ogni quartiere – o cognitiva, con un programma di Governo di centinaia e centinaia di pagine, la vera prova di come Roma in Azione esprima una classe dirigente locale impareggiabile, una vera risorsa. E Roma ha fatto da apripista anche nella federazione con +Europa: Emanuele Pinelli e Rita di Sano hanno arricchito e dato un contributo importante alla lista di Calenda Sindaco.

Un lavoro importante lo stiamo facendo sull’importanza delle donne all’interno della politica, fermo restando che c’è un dato che dovrebbe farci riflettere riguardante la minor attrattività della politica, probabilmente anche legata alle modalità sbagliate di gestione del tempo all’interno di questo mondo, difficilmente compatibili con una vita professionale, ma mi vanto del fatto che a differenza di molti altri partiti, dove le donne sono più attive e presenti alla base ma poi nelle apicalità non vi è una rappresentanza femminile, all’interno di Azione e soprattutto nel Lazio la situazione è inversa, cioè tra gli iscritti c’è una presenza quasi paritaria che è poi rappresentata anche nelle apicalità, come me capogruppo in regione o Flavia de Gregorio in Aula Giulio Cesare, o Alessia Pieretti in Provincia; e questo è successo non per una questione di genere ma perché eravamo le persone che al meglio potevano ricoprire i suddetti incarichi, però il fatto che siamo un partito dove questo succede e dove è possibile arrivare a qualsiasi ruolo a prescindere dal genere, è un grande elemento di orgoglio.
In regione, in questi anni interfacciandomi con gli iscritti e i quadri politici sui territori, ho sempre cercato di dare una mano per aiutarli a risolvere i problemi locali, mi viene in mente la questione dei chiodi all’interno dei pasti delle mense delle scuole di Monterotondo, o come la questione delle RSA durante la prima pandemia a Morlupo, o la tutela della salute dei dipendenti dei call center di Tivoli che lavoravano privi di alcun parametro di sicurezza o come il progetto per rilanciare il museo dello sbarco di Anzio, o i finanziamenti per rendere il litorale laziale accessibile a persone con disabilità. Il sistema matrice di azione ci ha sempre consentito di interagire con esperti, come ad esempio sul tema della Sanità avevo sempre a disposizione Walter Ricciardi, che ascolterete nei prossimi interventi, e che è stato sempre in prima linea su qualsiasi questione, dai vaccini per gli studenti fuori sede alle questioni più “banali” ma necessari di ogni singolo cittadino.

Ebbene, questo congresso, oggi, è un primo punto di arrivo, sicuramente, ma è soprattutto un punto di partenza per costruire, insieme, una diversa visione di comunità. Dobbiamo ripensare le città, il ruolo dei cittadini, il loro coinvolgimento nei diversi aspetti della politica, stravolgendo il paradigma che vede questi ultimi solo e soltanto come portatori di voti. Chiaramente, per fare questo, dobbiamo passare dagli slogan alle azioni concrete.
E lo facciamo prima di tutto con un congresso attraverso il quale Azione, da somma di buone pratiche evolve in un partito strutturato. Fedele alla struttura e ai modelli costituzionali che traghettato il nostro Paese verso una democrazia compiuta, ma aperto alle necessarie trasformazioni che la modernità ha imposto ai modelli politici.

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