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Formazione e lavoro, un connubio insolubile per ripartire davvero.

Come in tutte le esperienze storiche che hanno seguito pesanti eventi traumatici, ci troviamo oggi davanti alla prova di una ricostruzione efficace. Una ripartenza, come è stata più volte definita, che risponda il prima possibile alle esigenze di un tessuto sociale sfibrato dalla crisi sociale, ed economica, dovuta all’insorgenza e alla diffusione della pandemia di Covid-19.

Il decisore nazionale, così come quello locale, deve quindi affrontare una sfida che non può non tenere conto dei solchi più profondi creati dalla pandemia e, tra questi, di quelli sui giovani. L’ho detto più volte, e lo ribadisco, sono i nostri ragazzi i soggetti sui quali investire in via prioritaria le risorse del PNRR: la loro formazione, la creazione di percorsi semplici e snelli di inserimento occupazionale.

Per questo, iniziative come il progetto di Dialogo Strutturato “DiaLOG IN Youth Work” organizzato da ANCI Lazio, sono importanti momenti di confronto che aiutano le istituzioni ad ascoltare le esigenze dei giovani, a farne tesoro e, quindi, ad impostare il proprio agire politico in modo efficace in senso occupazionale.

L’obiettivo, infatti, ancora oggi nel nostro Paese è quello di garantire livelli accettabili di occupazione tra le fasce più giovani anche se, come sappiamo, ad oggi i dati ci rivelano uno scenario sconfortante: sono circa 131mila i ragazzi che, ogni anno, decidono di lasciare l’Italia per trovare il proprio posto, la propria soddisfazione, all’estero. Una fotografia che non possiamo sottovalutare. Sappiamo che il target dello strumento del Dialogo Strutturato Europeo (oggi rinominato “Dialogo dell’Unione europea con i giovani”) è quello di porre al centro dell’attività di policy-making i giovani per le decisioni che li riguardano direttamente. In linea con tali metodologie, il progetto “DiaLOG IN Youth Work” è finalizzato a supportare il processo di riconoscimento dello “Youth Work” in Italia.

La mia proposta, come consigliera regionale del Lazio, è chiara: buona parte delle risorse del PNRR siano utilizzate proprio nei settori della formazione. Un’idea che abbiamo già messo in campo con programmi come Indústria 4.0 e il progetto regionale GI.O.B, Giovani Oltre le Barriere del Covid. O anche, ad esempio, Teach for Italy – Insegnare per l’Italia, iniziativa destinata ai giovani neolaureati che vogliono insegnare nelle scuole svantaggiate del proprio territorio.

Solo investendo sulla formazione è possibile creare un circolo virtuoso che freni la fuga dei nostri ragazzi.

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