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Intervista alla Consigliera regionale del Lazio on. Valentina Grippo sul valore degli ITS per il diritto allo studio, e nello specifico per le pari opportunità STEM e sul futuro dell’inclusione scolastica e lavorativa dei disabili.

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Nella nostra carrellata sulle opinioni e proposte sui principali temi della disciplina delle Fondazioni ITS abbiamo intervistata un’altra consigliera regionale del Lazio, l’on. Valentina Grippo, sia per il suo ruolo istituzionale nel Consiglio Regionale, sia per il suo impegno su temi sociali per noi fondamentali per una reale pari opportunità non solo di genere.

L’on. Valentina Grippo, Presidente del Gruppo Misto, è attualmente Vice Presidente della IX Commissione che si occupa di varie materie strettamente connesse : Lavoro, formazione, politiche giovanili, pari opportunità, istruzione, diritto allo studio ed inoltre ha presentato una proposta di legge regionale per una Legge quadro sulla Disabilità, in fase avanzata di discussione (ed auspichiamo di approvazione) da parte del Consiglio Regionale.

1) On.Grippo, iniziamo con una panoramica sul tema fondamentale ed ampiamente dibattuto del diritto allo studio di cui si è già occupata in passato. Secondo Lei, cosa si può fare per renderlo davvero effettivo (ad es. Borse di studio, Mense e Campus residenziali) anche per gli iscritti alle Fondazioni ITS, poiché anche questi corsi sono di formazione terziaria post diploma, soprattutto alla luce e in riferimento agli interventi e agli investimenti al riguardo previsti dal PNRR?

Penso che con il PNRR ci sia una grande opportunità di ripartire da quello che era stato anche il lavoro che aveva già fatto l’allora ministro Calenda sul piano di Industria 4.0, dove si era lavorato moltissimo nel considerare gli ITS un anello di congiunzione tra il mondo del lavoro e la formazione, in un’ottica di formazione continua e cercando di realizzare anche in Italia quel sistema duale, un po’ alla tedesca, di dialogo costante tra il percorso formativo della persona e il percorso lavorativo, modello che in Italia è ancora lontano da venire. Con gli interventi governativi di Industria 4.0, infatti, c’era stato un momento in cui questo passaggio era stato considerato essenziale. Questa ottica, secondo me, è in realtà la chiave per attuare il diritto allo studio, cioè mettere in relazione quello che è il lavoro formativo e quello che è il diritto allo studio, per cui un giovane si avvicina agli ITS più facilmente nell’ambito un piano nazionale per l’impresa, finalizzato a plasmare l’offerta formativa sulle esigenze del mercato del lavoro. Io credo molto al diritto allo studio, infatti sono stata la prima firmataria della legge per il diritto allo studio del Lazio, quando gli ITS non erano stati considerati come anello formativo centrale per la Regione. Penso, comunque, che a questo riconoscimento di principio serva un passaggio ulteriore, che è quello del rapporto con il mondo produttivo, quindi non solo grazie all’impegno di ogni singola Fondazione ITS che lo fa per essere competitiva con il mercato della formazione, ma anche da parte del sistema più in generale. Bisognerebbe quindi puntare a delle borse di studio , alla formazione sul lavoro, al praticantato, e facilitare tutte quelle modalità contrattuali (come l’apprendistato e il tirocinio) ed incrementare gli incentivi per sostenere la fase di completamento della formazione e di inserimento nel mondo del lavoro. Quello che fa la differenza è non aspettare la fine degli studi per far entrare una persona nel mondo del lavoro, quindi dobbiamo favorire tutto quello che è un sostegno al mondo dell’impresa per non tenere i lavoratori inoccupati a casa, ma invece per affiancare il percorso formativo e il percorso lavorativo.

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