Nel turismo abbiamo compiuto un lavoro significativo nel primo biennio di attività, focalizzato soprattutto in due direzioni: la prima è volta a superare il fatto che, sebbene a Roma la tendenza sia in astratto sempre in crescita, in concreto i commercianti lamentano che i turisti spendono sempre meno e vivono poco la città. Ciò viene avvalorato da due dati: innanzitutto la permanenza del turista a Roma che, a differenza delle altre capitali europee che registrano un soggiorno medio dai tre ai quattro giorni, è di uno o due giorni, e questo vuol dire che una persona viene a Roma, vede il Vaticano e il Colosseo, e più o meno quello che doveva fare nella città ritiene di averlo fatto; poi o ritorna da dove è venuto oppure prosegue per Firenze o Venezia. Un altro dato che ci preoccupa è il fatto che solo un turista su tre torna a Roma una volta che l’ha vista, e quindi una persona che viene a Roma non solo ci sta due giorni, ma non torna più. Il ritorno a Parigi è registrato con una media del 65 per cento, a New York addirittura del 73 per cento; evidentemente c’è un buco nella comunicazione e nella percezione della nostra capitale all’estero, cioè viene percepita tutta la storia della città, ma non la ricchezza rispetto sia al settore contemporaneo sia alla moltitudine di quartieri, di percorsi e di quanto abbiamo.
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